Scheda VII: Fascellara, casa di via al Castello 14
Ultima modifica 5 agosto 2024
A circa 150 metri dall’inizio del percorso vicinale denominato “via del Castello”, che prende avvio presso il civ 80 di via Aurelia (cfr. scheda XVII), si trova un singolare edificio a pianta longitudinale irregolare. Il complesso è introdotto da un portale monumentale, la cui cimasa presenta motivi decorativi in tutto simili a quelli del portale sud del complesso di Via Sant’Antonio, tanto da potersi attribuire alla stessa mano o, quantomeno, alle stesse maestranze; all’edificio si accede salendo due scalini semicircolari, ricavate da una macina tagliata in due (per l’utilizzo architettonico delle macine di frantoio cfr. scheda XIII).
Il portale è sormontato da un’edicoletta contenente una Madonna in Preghiera sullo sfondo di una conchiglia in stucco: quest’ultimo elemento è presente, pure, nel portale sud di via Sant’Antonio.
L’icona sacra non è quella originale, che risulta asportata alcuni decenni fa; infatti si nota la sproporzione tra la nicchia e le piccole dimensioni della statuetta, per colmare la quale sono state murate sul basamento alcune pietre di riporto.
Davanti al portale si nota un piccolo sagrato a tre colori con probabile segnalazione dei punti cardinali; i ciottoli sembrano dello stesso tipo di quelli utilizzati per il sagrato della chiesa di San Pietro di Rovereto (cfr. scheda I; per un esempio di sagrato di epoca più recente, cfr. scheda XIX).
In alzato l’edificio si presenta bucato da aperture disposte in modo non regolare, soprattutto sul lato est.
Il complesso è evidentemente costruito per addizione di corpi, con ingressi indipendenti.
La copertura esterna è in ardesia, con profili in tegole di laterizio.
Il fronte più interessante è quello meridionale, la “facciata” dell’edificio. Impostato su due piani, è preceduto da un corpo in aggetto che oggi costituisce l’ingresso della parte sud del complesso, al quale si accede mediante una scaletta che porta a un vano coperto da una volta a crociera.
Nella parte bassa di tale aggetto si aprono due specie di arcosoli, le cui basi misurano circa cm 112 e 210.
La tradizione locale riconosce in questo edificio il “castello” di cui offre testimonianza il già citato toponimo viario. La Caratata, censimento immobiliare approntato a scopo fiscale nel 1641, cita più di una "casa detta il Castello", sicchè non sembra possibile, al momento, associare con certezza la fonte documentaria al pervenuto materiale. Si può ipotizzare, comunque, la presenza di un insediamento fortificato cronologicamente antecedente all’organizzazione della difesa mediante la costruzione delle torri costiere (cfr. scheda IV, scheda V, scheda VI), utile anche come rifugio per le popolazioni che, in caso di pericolo, potevano ritirarsi nell’immediato entroterra verso Semorile.
Si noti, poi, che la proiezione a mare del percorso di “via del Castello”, oggi interrotto dalla via Aurelia e dalla riorganizzazione urbanistica ottocentesca della zona a sud di questa, porta direttamente nel sito ove attualmente sorge la Torre Saracena (cfr. scheda VI), facendo ipotizzare una dinamica difensiva simile a quella del binomio Torre di Sant’Ambrogio-Torre del Pozzetto (cfr. scheda X, scheda V).
Si può considerare, a conferma dell’ipotesi di un’originaria funzione difensiva del manufatto qui in oggetto, l’interessante dettaglio della traccia di un’apertura murata, forse una caditoia, sul fondo di uno dei citati arcosoli (per analogia vedi i resti del castello di San Giorgio alla Spezia). La tipologia originaria dell’edificio ha, evidentemente, subito molte manomissioni: è ipotizzabile, in particolare, una trasformazione funzionale del complesso difensivo in struttura di produzione agricola e manifatturiera, come testimoniato dalla presenza in loco della citata macina, poi riutilizzata come gradino, e delle due finestre di diverse dimensioni nella parte alta della facciata sud, aperte per una funzionale illuminazione dei telai.
Bibliografia
- 1641
Rapallo quartiere di Borzoli Capelle S. Martino S. Ambrogio S. Maria San Maurizio, ms., ASG, magistrato comunità 765 , cc. 29-31. - 1971
E. D. Bona, P. Costa Calcagno, F. Marmori, G. Colmuto Zanella, I castelli della Liguria, Genova 1972, vol. II, p. 596. - 1981
P. Massa, La “fabbrica” dei velluti genovesi. Da Genova a Zoagli, Scheiwiller, Genova, pp. 153-177 - 1993
P. Marchi (a cura di), Pietre di Liguria. Materiali e tecniche dell’architettura storica, Sagep, Genova, pp. 92-157.
Fonti orali
- 2002
G. Gaia Maretta, domiciliato in via del Castello 14, comunicazione orale.
Redatto da: Silvia Vallini
Revisionato da: Colette Bozzo Dufour
Data: 22/2/2002