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Scheda XVI: Zoagli, casa di Via Aurelia 69/via Goffredo Mameli 6

Sul pendio immediatamente a est del borgo di Zoagli sorgono alcuni notevoli ville costruite fra fine Ottocento e inizio Novecento, che, quali esempi di decorazione liberty più o meno classicheggiante (il caso qui in oggetto) o stilizzata (cfr. scheda XIX), completano il campionario dell’architettura residenziale borghese cittadina del periodo, di cui si è considerata, per il versante neogotico, la Villa Merello e la villa di via Aurelia 80 (cfr. scheda IX e scheda XVII) e, per il versante eclettico, il Castello di Sem Benelli (cfr. scheda VIII).

La casa in oggetto, costruita in pendio, presenta una planimetria rettangolare lievemente articolata e due accessi monumentali, uno da via Aurelia 69 e uno da via Goffredo Mameli 6.

L’alzato è spartito verticalmente in tre settori, ai quali corrisponde la lieve articolazione planimetrica sul fronte sud e la spartizione in tre specchiature, segnate da lesene, sul fronte nord.

Sul prospetto verso via Aurelia, l’alzato è impostato su due ordini; in quello inferiore, a livello del piano stradale, si aprono i due portali gemelli d’ingresso, a tutto sesto e sormontati da chiavi di volta in forma di mascheroni fitomorfi; i battenti sono in legno intagliato con l’iniziale “B”. Nel registro superiore, tra due finestre pure a tutto sesto, affiancato da due colonnine bianche sormontate da capitelli di tipo corinzio, è posto un riquadro mistilineo contenente una decorazione dipinta a monocromo giallo su fondo turchese. In essa figurano motivi fito e zoomorfi variamente intrecciati che reggono una finta lastra con la data 1898.

Al di sopra del secondo ordine si trova un abbaino, bucato da un oculo finestrato e sormontato da una conchiglia a mòdi cimasa; ai lati dell’oculo sono affrontati due animali fantastici, cavalli con la coda serpentinata. Nel sottotetto corre un fregio a motivi fitomorfi molto simili, anche se più ariosi e meno “pieni”, a quelli concepiti dall’architetto Haupt per il fregio del sottarco del Ponte Monumentale in via Venti Settembre a Genova, nel 1893.

Il declivio del pendio permette di ricavare quattro ordini orizzontali per il fronte su via Goffredo Mameli, l’inferiore occupato dall’ingresso monumentale.

Un cancello in ferro battuto si apre su due ripide rampe di scale simmetriche e curvilinee, tra le quali un’esedra rivestita con grosse pietre ricerca l’“effetto grotta”. L’alzato si sviluppa, quindi, su tre piani, scanditi da bucature con ritmo regolare. I balconi si affacciano retti da mensoline fitomorfe.

Nel settore centrale sono allineate bifore a tutto sesto, separate da doppie colonnine con capitelli di tipo corinzio; nella parte ovest dell’edificio le bifore si alternano a monofore.
Nel settore est del palazzo è impostata la torretta, bucata da una serie verticale di tre monofore; notevole la levità e la raffinatezza del traforo della loggetta sommitale, sovrastante il tetto; la copertura esterna dell’edificio è costituita da un manto in abbadini d’ardesia profilata di tegole in cotto.

Il largo impiego del sistema colonna-capitello-arco a tutto sesto, l’equilibrio compositivo dato dal motivo della tripartizione dell’edificio in verticale e in orizzontale, il largo uso di motivi decorativi tratti dal repertorio classico (capitelli corinzi, decorazioni fitomorfe), il rigoroso trattamento degli intonaci in bicromia e finto bugnato contribuiscono a creare un effetto di compostezza e monumentalità, movimentato da invenzioni come i davanzali traforati che richiamano il parapetto della loggia, i larghi spioventi del tetto che anticipano la soluzione Coppedè di Villa Merello, la fantasiosa decorazione del sottotetto, la scalanatura planimetrica sul lato sud.

Il carattere liberty dell’edificio risiede nella concezione dell’edificio come “struttura aperta”, fruibile in tutte le direzioni, il che richiama il concetto dell’infinita dilatazione della linea nello spazio: dei due ingressi nessuno è preferenziale, la grandiosa visuale che si ha del fronte sud è controbilanciata dall’importanza conferita al prospetto nord dal riquadro dipinto con la data, la torretta traforata permette l’interazione fra esterno e interno.

Caratteri molto simili all’edificio di via Aurelia 69 presenta la villa Zino a Genova, progettata nel 1913 dall’ingegnere Maurizio Reggio; una sua paternità anche per l’edificio di Zoagli è qui proposta come ipotesi di lavoro.

Rispetto all’esempio genovese, caratterizzato dalla ripetizione dei richiami al manierismo tardo rinascimentale riproposti sui quattro fronti, il palazzo di via Aurelia 69 si colloca una quindicina d’anni prima e presenta una maggior vivacità e varietà di soluzioni ed elementi decorativi.

BIBLIOGRAFIA

1984

Le ville del Genovesato, Genova, vol. II, pp. 249-250, n. 76.

1991

L. V. MASINI, Art Nouveau. Un’avventura artistica internazionale tra rivoluzione e reazione, tra cosmopolitismo e provincia, tra costante ed effimero, tra “sublime” e stravagante, Giunti, Firenze (I ed. 1976).

1993

A. M. NICOLETTI, Via XX Settembre a Genova. La costruzione della città tra Ottocento e Novecento, Sagep, Genova 1993, p. 95.

 
REDATTO DA: Silvia Vallini
REVISIONATO DA: Colette Bozzo Dufour
DATA: 22/2/2002