Scheda VI: Zoagli, Torre Saracena

La Torre cosiddetta Saracena è ubicata a levante del borgo di Zoagli, su uno sperone di roccia a picco sul mare.

Presenta una semplice pianta quadrata impostata su un’alta base a scarpa che, vista dai prospetti ovest e sud, occupa circa metà dell’altezza complessiva.

Sui lati nord, ovest e sud si aprono finestre rettangolari con coronamento ad arco ribassato, in asse con piccole feritoie sottomesse.

Gli ingressi sono posti sui lati nord ed est; una scala sul lato est permette l’accesso al tetto, contornato da un semplice parapetto piatto e impostato su beccatelli.

La muratura è in pietra a vista, tessuta in corsi abbastanza regolari in pietra sbozzata di varie dimensioni con inserti e zeppe in cotto.

Torre saracena di levante

Fino al secolo XVI non furono intraprese dalla Repubblica di Genova iniziative di fortificazione costiera ad ampio raggio, sistematiche e ben coordinate. Alla sicurezza dei centri abitati, pertanto, si provvedeva con iniziative locali, che ricevevano l’appoggio genovese nei territori controllati dalla Dominante: è il caso della riviera ligure di Levante, compresa, pare, fino a Rovereto di Zoagli nel Districtus Ianuae, l’antico Comune di Genova (cfr. scheda I).

Per quanto riguarda il Tigullio, solo Chiavari e Portofino risultano, prima del secolo XVI, munite di postazioni fortificate costiere di un certo rilievo, mentre Rapallo, Santa Margherita e Zoagli erano indifese, con il rischio di costituire facile preda dei pirati barbareschi che effettuavano continue scorrerie in tutto il Mediterraneo. In particolare, intorno alla metà del XVI secolo, il pericolo si concretizzò in Toghud-Dragut, pirata tristemente noto e terrore delle popolazioni.

Nel 1549 il Senato della Repubblica di Genova inviò un allarme a tutti i centri della costa ligure raccomandando misure straordinarie di difesa contro il turco, tornato da poco in libertà. Ciò non impedì a Dragut di sbarcare a Rapallo il 4 luglio 1549 e di mettere a ferro e fuoco la cittadina, saccheggiando il borgo e catturando centinaia di persone, uomini e donne.

La reazione al triste evento fu immediata: nei due anni successivi vari borghi rivieraschi si dotarono di fortificazioni. Iniziò così una fitta corrispondenza fra il Senato di Genova e i giusdicenti locali - nel caso del Tigullio Geronimo Cattaneo, podestà di Rapallo, e Gerolamo Roisecco, capitano di Chiavari - per la costruzione delle opere di fortificazione.

A Rapallo la costruzione del castello sul mare data dal febbraio al settembre 1550. Il 22 maggio 1550 il Senato di Genova scrive al Podestà di Rapallo ordinandogli di sgravare gli Zoagliesi, come già gli uomini di Santa Margherita, San Michele e Portofino, dalla "tassia" per la costruzione del Castello di Rapallo, data l’iniziativa degli "homini di Zoagli" […] di costruire "un forte e riparo" sullo "scoglio di San Theramo, […] parvendo loro che un dorguth o altro corsaro che venisse in cotesto gorfo debba dar più presto in terra a Zoagli che resta in meso del golfo che a Rapallo che resta nel fondo".

La costruzione del forte di Zoagli risulta conclusa nel 1563 (cfr. scheda IV).

torre saracena di levante

Le ricerche d’archivio condotte da M. L. Grasso e C. Bruzzo hanno permesso, in linea con la tradizione degli studi locali, di riferire tali memorie documentarie alla torre oggi inglobata nella Villa Canevaro (cfr. scheda IV).

Diradatosi il pericolo delle incursioni piratesche, attorno alla metà del secolo XVI si presentò una nuova emergenza a cui seguì l’imposizione di provvedimenti straordinari: la spaventosa epidemia di peste che colpì la Repubblica di Genova nel biennio 1656-1657 e, secondo alcune stime, causò circa 55.000 decessi nel solo capoluogo. I Capitani di Rapallo, Ottavio Doria prima e Gio Paolo Grimaldo poi, furono investiti della carica di Commissari di Sanità e organizzarono tempestivamente una specie di “cordone sanitario” per controllare i movimenti via terra e via mare, evitando in particolare sbarchi sospetti; è presumibile il coinvolgimento delle fortificazioni costiere zoagliesi in tale circuito di difesa dal nuovo "nemico impalpabile".

Tale orientamento funzionale delle fortificazioni della Liguria trova conferma in una relazione del 1691 redatta per le contingenze della peste in provincia di Bari: a Zoagli il comandante "risiede nella torre di detto luogo, viene assistito da cinque sentinelle di notte e due di giorno".

La menzione di una sola torre può essere significativa del fatto che la Torre cosidetta Saracena non esistesse ancora.

Una postazione detta "Guardia del Scalo" nel sito della Torre Saracena compare, invece, in un atlante realizzato da Matteo Vinzoni nel 1767, che presenta i territori costieri dei capitaneati della Repubblica "divisi in Commissariati di Sanità".

Il confronto fra le due citate fonti mostra un generale progresso nella dotazione delle guarnigioni: in località Pozzetto, per esempio, le "capanne di paglia" diventano "casetta di matteria" (cfr. scheda V).

La costruzione della Torre Saracena dovrebbe, quindi, risalire al secolo XVIII, nonostante la presenza di tutti gli elementi strutturali tipici delle torri costiere cinquecentesche che farebbe pensare a una coevità con la Torre Canevaro: la conformazione a scarpa dei paramenti esterni, la posizione dell’ingresso sopraelevato di alcuni metri rispetto al piano di calpestio, l’interramento della costruzione almeno sino all’altezza dell’ingresso, la presenza di caditoie sulla verticale della porta di accesso per proteggerla in caso di attacco: elementi, questi, riscontrabili in diversi esempi di torri del secolo XVI.

La sola Torre Canevaro risulta, poi, citata in un’altra rappresentazione vinzoniana, risalente al 1771, semplicemente come "Torre".

L’assenza della Torre Saracena in questa carta storica può essere spiegata con una svista dell’autore, dato che la postazione di guardia compare nella precedente rappresentazione del 1767.

è probabile che le torri costiere zoagliesi abbiano svolto funzione di controllo sanitario anche in epoche più recenti, per esempio durante l’epidemia di colera che colpì la Repubblica nel 1835-1838.

Con i progressi della medicina ottocentesca, la limitazione dei danni delle epidemie, l’accentramento delle funzioni sanitarie da parte del Regno d’Italia, è probabile che dalla fine del secolo XIX inizi, per la Torre Saracena, un periodo di decadenza e disuso.

Il restauro e l’utilizzo del manufatto come sede di manifestazioni culturali e mostre, in linea con le analoghe iniziative dei Comuni di Rapallo e Santa Margherita, risultano pienamente compatibili e atti a valorizzare le valenze storico-architettoniche del monumento.

 

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REDATTO DA: Silvia Vallini
REVISIONATO DA: Colette Bozzo Dufour
DATA: 22/2/2002