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Scheda XII: Scoglio, casa di via Sant’Antonio 1 (Villa Campodonico)

Su un percorso vicinale che da est della chiesa di San Pantaleo scende a Zoagli sorge un complesso monumentale di notevole interesse, costituito da villa con torre, cappella privata (vedi scheda III) e cinta muraria nella quale si aprono tre portali monumentali.

Quello est è adiacente alla cappelletta privata alla quale sembra coevo (cfr. scheda III).

cappella sant'antonio

Sullo stipite est di tale portale è murato un tabernacolo marmoreo (cm 50 alla base) munito di cuspide e basamento in ardesia (lunghezza cm 70) a rischio di sfaldamento; la piccola struttura ospita, in una nicchia a tutto sesto, una Madonna seduta con il Bimbo.
Sotto il tabernacolo sono graffite le seguenti cifre: 15 I 92.

Il portale intermedio, di sapore neoclassico e contrassegnato dal civico n 1, sembra il più recente e costituisce oggi l’ingresso alla villa.
è sormontato da un timpano e da un’architrave sotto la quale, come appeso a una lista appositamente posta sopra la porta d’ingresso, figura uno stemma in marmo bianco, al cui disegno non si è riusciti ad associare un casato.

Si tratta di uno scudo ovale partito: nel primo con leone rampante coronato, tenente un ramo di palma; nel secondo con animale fantastico rampante. Lo scudo è sormontato da un cimiero con celata chiusa e circondato da lambrecchini in forma di volute.
I blasoni delle famiglie che in passato risultano insediate in villa, i Della Torre e i Sauli (cfr. infra), sono completamente diversi.

La decorazione architettonica del portale è in stucco a imitazione del marmo e si presenta in stato di degrado.
Dei tre portali, il più antico sembra quello ovest che si scorge seminascosto dalle fronde. La monumentale apertura è costituita da una struttura in pietra rivestita da mattoni listati, disposti a formare un rivestimento a bugnato, che oggi hanno perso l’originaria intonacatura gialla e rossa.
Sopra la sommità del portale, sono leggibili le tracce di una sagoma asportata, probabilmente un blasone.

Sopra il coronamento orizzontale del portale, sempre in mattoni, si scorge una serie di sei beccatelli in ardesia, che evidentemente reggevano qualcosa che oggi è caduto o è stato asportato e un tempo era sopra il portale.

La via che dall’accesso ovest portava alla villa è oggi inagibile.
Sia il portale ovest che il portale est sono chiusi da un cancello in ferro, di disegno simile.

La villa, infine, si presenta a pianta poligonale irregolare ed è costituita da un corpo principale a due piani sul quale si innesta una torre, spartita orizzontalmente in due registri da una cornice marcapiano dipinta.
Nel registro superiore si aprono finestre archiacute. La torre è coronata da merli a coda di rondine su beccatelli. Per quanto visibile, l’edificio è interamente intonacato; non è pertanto possibile la lettura della tessitura muraria.

Il complesso architettonico e il contesto ambientale in cui sorge sembrano restituire una preziosa testimonianza materiale del passato. Sebbene siano infatti evidenti segni di degrado, l’impianto monumentale sembra aver conservato la sua fisionomia originaria, contrariamente alla maggior parte delle ville aristocratiche dei secoli XVI-XVII, utilizzate come sede di Enti Locali, di pubblici servizi e di impianti alberghieri, in molti casi svilite dall’uso improprio o dall’impatto ambientale circostante.
In questo caso, invece, ha contribuito alla conservazione del complesso la sua ubicazione rurale e il fatto che la proprietà, sebbene trasmessa, sia sempre rimasta, probabilmente, indivisa: tale situazione è ancor oggi riscontrabile.

L’incisione leggibile sotto il citato tabernacolo è redatta in cifre arabe e non romane e compressa in uno spazio che non sembra previsto ad hoc; un indicatore per una collocazione cronologica attorno al secolo XVI è dato, piuttosto, dallo stile del piccolo manufatto, di cui rimane da verificare e precisare la pertinenza al complesso architettonico.

Prima notizia certa dell’esistenza della villa è rilevabile dal censimento degli immobili a scopo fiscale eseguito nel 1641, la cosiddetta Caratata. Nel registro relativo al quartiere Borzoli si legge: "item terra del R. P. Bartolomeo Merello quondam Battista in quale sono due case con torre […] arborata olim fichi vigna cetroni limoni et altro, circondata tutta di muraglie et confinata da tutte le bande strata, stimata in lire sedeci millia. Protestandosi detti estimatori che fanno secondo il loro giudicio detto estimo poiché è villa fatta alla genovese con case e torre de quali non si può far calcolo di vendita et loro non ne sono molto capaci et così protestano […]".

La proprietà, ubicata in località “costa dei Merelli”, è censita per un valore che, sebbene “inestimabile”, si aggira attorno alle sedicimila lire, il più alto registrato nelle tre parrocchie di Sant’Ambrogio di Rapallo, San Martino di Zoagli e di San Pietro di Rovereto.
Pare, inoltre, che all’epoca la cinta comprendesse non una, ma due "case"; una sola di esse, tuttavia, sembra dotata di "torre".

Può darsi che una delle due "case", presumibilmente quella meno importante e vistosa, sprovvista di "torre", sia stata in seguito abbattuta o ristrutturata; non è escluso che tracce di questa seconda "casa" siano inglobate in una delle costruzioni minori tuttora comprese dentro la cinta muraria del complesso. I Remondini, nel monumentale censimento di tutti gli edifici religiosi dell’arcidiocesi di Genova, ricordano come proprietari della "Cappella pubblico-privata intitolata a S. Antonino" - e quindi, con molta probabilità, della villa qui in oggetto - i Della Torre sin dal 1746, e in seguito i Sauli dal 1826 (cfr. scheda III); ancora nel 1921 la villa è ricordata come proprietà dei Sauli in una guida del Tigullio. Oggi il complesso monumentale appartiene alla famiglia Campodonico.

Uno studio ravvicinato di carattere tecnico sui tre portali e sul tabernacolo, unito ad ulteriori ricerche sui materiali inediti, permetterà, forse, il collegamento dei resti del pervenuto materiale alle fasi storiche del complesso.

BIBLIOGRAFIA

1641

Rapallo quartiere di Borzoli Capelle S. Martino S. Ambrogio S. Maria San Maurizio, ms. dell’Archivio di Stato di Genova, magistrato comunità 765, c. 67 r.

Seconda metà XVII sec.

G. CAMINATI, Insegne gentilizie di famiglie cittadine della Liguria, ms. del sec. XVII, II metà, Biblioteca della Società Economica di Chiavari, Y II 28.

1888

A. e M. REMONDINI, Parrocchie dell’Arcidiocesi di Genova, vol. IV, Genova, P. 124

1921

L. GRAVINA, Rapallo e golfo Tigullio, Chiavari, p. 72.

1928-1935

V. SPRETI, Enciclopedia storico-nobiliare italiana. Famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R.. Governo d’Italia, Milano 1928-1935, vol. VI (ristampa anastatica Forni, Bologna 1969), pp. 156 (per stemma Sauli) e 665 (per stemma Della Torre).

1992

G. V., Una storia d’altri tempi. Nell’Ottocento i Marchesi Sauli in villa a Zoagli, "La Piazzetta", a. II, n. 6, giugno, p. 8.

1993

I. CABONA, T. MANNONI, Liguria. Ritratto di una regione, Sagep, Genova 1993 8I ed. 1988), p. 212

 
REDATTO DA: Silvia Vallini
REVISIONATO DA: Colette Bozzo Dufour
DATA: 22/2/2002