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Scheda VIII: Monteprato, casa di via Aurelia 38-40 (Castello di Sem Benelli)

Il cosiddetto Castello di Sem Benelli dista circa 700 metri dal borgo di Zoagli verso levante.

Si erge in posizione dominante sull’intero golfo, ubicato su uno sperone di roccia a strapiombo sul mare.

Il sito è contrassegnato dal toponimo “Castellaro”.

L’edificio, di mole notevole, è visibile dal percorso della via Aurelia che lo affianca a nord. 
è uno dei monumenti più noti del territorio zoagliese, ricordato anche nella guidistica a carattere panoramico sul Tigullio e sulla Riviera di Levante.

La costruzione fu voluta dallo scrittore toscano Sem Benelli (1877-1949), che acquistò il terreno da un certo Giovannino delle Gallerie con i ricavati dei diritti d’autore della sua opera e della sua Compagnia Stabile denominata “benelliana”.

Durante i lavori di costruzione del castello, Sem Benelli abitò in affitto a San Pietro di Rovereto, nella villa Capitanio-Soracco.

Il progetto si deve a Giuseppe Mancini, amico e conterraneo di Sem Benelli principalmente qualificato come scenografo, nel 1914; si tratta di una delle sue poche realizzazioni architettoniche.

La costruzione cade un anno dopo la cosiddetta Torre Merello di Gino Coppedè, ideale pendant del Castello di Sem Benelli sul territorio zoagliese (cfr. scheda IX). Nel 1933 Raffaele Calzini indica il Castello di Sem Benelli come costruzione emblematica dell’anno 1914, assieme ad altri due edifici milanesi (palazzo Viviani-Cova di Adolfo Coppedè, e casa Berri-Menegalli di G. Arata).

Rispetto alla tipologia delle "ville-castello" dei Coppedè (a Genova, per esempio, il Castello Mackenzie del 1897-1902, la Villa Coppedé del 1902, il Castello Turcke del 1903, a Lido di Camaiore la Villa Rolandi-Ricci del 1909, a Lugano la Villa Cattaneo del 1913), il Castello di Sem Benelli, a pianta articolata, sembra caratterizzato da una maggiore compattezza di volumi, che si raggruppano in modo complesso attorno a un alto corpo centrale elevato sugli altri a mòdi torre.

L’insieme è improntato a uno spiccato decorativismo ottenuto mediante il trattamento chiaroscurale delle superfici, la presenza in esterno di parti dipinte, soprattutto l’accostamento di materiali diversi (pietra, mattoni, marmi colorati).

Si tratta di caratteri tipici dell’architettura eclettica tra fine Ottocento e inizio Novecento, che tuttavia Mancini arricchisce, in quest’esempio, di componenti originali come l’effetto decisamente teatrale conferito all’ingresso della villa, strombato e inquadrato da un monumentale arcone a mòdi fondale scenico, e il trattamento curvilineo delle superfici, realizzato soprattutto nella sommità della “torre” che assume una forma rastremata in alto, rinunciando alla larga copertura tipica dello stile Coppedè, come pure alle sue componenti neomedievali e neogotiche e all’impostazione squadrata della pianta e degli alzati.

Mancini, piuttosto, potrebbe aver tratto ispirazione dalla tipologia del mausoleo novecentesco sviluppato verso l’alto, con forma a pinnacolo che ricorda certa architettura sacra orientale (gli stupa tibetani e indiani): si veda, per esempio, la Tomba Ernesto Puccio di Gino Coppedé al cimitero di Staglieno (Genova).

Dell’edificio lo stesso Sem Benelli scrive: "Sugli scogli di Zoagli avevo follemente costruito quel mio Castello, più per gioco che per altro, perché io, nato dal popolo, mi contento dei miei libri […] La mia vita a Zoagli era solitaria e quasi selvaggia; avevo per amici gente umile e buona, che mi voleva bene e mi seguiva nell’arte con affetto […]".

In seguito le condizioni finanziarie dello scrittore, in parte per la cattiva gestione del proprio patrimonio, in parte per le difficoltà creategli dall’ostracismo del regime, divennero critiche e Sem Benelli fu costretto nel 1943 a vendere l’amato “Castello” all’industriale milanese Costantino Lentati, trasferendosi nella vicina casetta del giardiniere ove rimase sino alla morte, il 19 dicembre 1943. 
Sul muro della villetta, adiacente alla via Aurelia, esiste ancor oggi la lapide che recita:

 

QUI/ DOVE VISSE SOGNò SCRISSE SOFFERSE SEM BENELLI/ POETA DRAMMATURGO/ PATRIOTA SOLDATO/ SI SPENSE IL 18 DICEMBRE 1949/ ZOAGLI/ CHE DI SUA NATURAL BELLEZZA/ ACCESE L’ALTO SPIRITO/ QUI CON ESSO RIAFFERMA/ L’AMOROSO POSTO DI FEDE/ PER SEMPRE/ SALVADOR GOTTA SCRIPSIT.

 

La salma dello scrittore fu sepolta nel camposanto di Zoagli, come egli stesso aveva indicato: "I Liguri sono bravi, perché sono tutti per loro e i loro propositi. Lascerò ai Liguri ogni cosa mia: questo scoglio è di loro; il mio museo; il mio scheletro. Li rispetteranno con poche parole, come rispettano quello che uno ha, basta che rispetti il loro".

Tuttavia, dopo un anno, il corpo fu trasportato a Prato, presso la sua città natale; fu rispettata, invece, la volontà testamentaria che legò il suo archivio e la sua biblioteca alla Società Economica di Chiavari. Il lascito Sem Benelli è costituito da 3.080 volumi a stampa e 140 plichi di manoscritti. Va notato, tuttavia, che, come si rileva dalla sua opera Schiavitù, Sem Benelli aveva precedentemente venduto parte dei suoi libri; inoltre i tedeschi, perquisendo nel 1943 il suo alloggio, vi avevano manomesso molti plichi di lettere.

Il settore est dell’edificio è da oltre un anno oggetto di intervento manutentivo.

BIBLIOGRAFIA

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L. GRAVINA, Rapallo e golfo Tigullio, Chiavari 1921, p. 71.

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1979

V. GARRONI CARBONARA, Portofino e la costa da Nervi a Zoagli, Genova 1979, pp. 28-31 ("Liguria territorio e civiltà", collana diretta da Gaspare Fiore, n. 7).

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1983

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1993

A. AMICI, M. L. BIANCHI, O. DEL ZOPPO VALLINI, S. OLIVARI, Le vie del velluto: l’entroterra di Zoagli. Due itinerari nell’area cornice del parco naturale regionale del monte di Portofino, Zoagli, passim.

1996

G. F. GRASSO, Storia dei duecento anni della Biblioteca della Società Economica, Società Economica di Chiavari, Chiavari 1996, pp. 46-50.


 
REDATTO DA: Silvia Vallini
REVISIONATO DA: Colette Bozzo Dufour
DATA: 22/2/2002